Origini della Vela Latina

L’ introduzione della vela è l’ evento più importante verificatosi nel corso della storia dell’ Arte Marinaresca in un arco di tempo che può valutarsi intorno ai 6000 anni.

La memoria e la capacità di osservazione dell’ uomo primitivo sono state molto affinate e indispensabili nella lotta per la sopravvivenza.

È ragionevole supporre che, ad alleviare la fatica della pagaia, l’ uomo dei primi tempi abbia ricercato l’ ausilio di un ramo frondoso da alzare quando il vento spirava nella direzione desiderata.

Il nome originale in Italiano antico “” alla Trina”” indica semplicemente la sua forma a tre parti, in sostanza triangolare, ed il problema di come gli antichi siano arrivati ad una variante della vela quadra va ricercata, forse principalmente nelle soluzioni relative alla navigazione su rotte che risultano opposte alla direzione del vento “ Bordeggiare

Il più antico riferimento letterario al sistema di bordeggio delle navi ci viene da Aristotele che intorno al 330 AC, nella meccanica (85Ib) domandava  < Perché i naviganti, dopo aver veleggiato con un vento favorevole, quando desiderano continuare sul loro corso per quanto il vento non sia favorevole, ammainano la parte della vela verso il timoniere e stringendo il vento, lasciano libera la parte della vela verso prua? E’ perchè il timone non può produrre un effetto contro il vento quando è forte ma può quando non lo è ed è per questo che loro ammainano la porzione posteriore della vela. Il vento  muove la nave in avanti e la dirige verso una brezza favorevole producendo un effetto contro di esso ed usando il mare come un fulcro, allo stesso tempo i marinai si accomunano nel combattere il vento appoggiando i loro corpi nella direzione opposta ad esso>

Ancora sull'Etimologia della Vela Latina, alcuni sostengono che derivi da "Latino" perché conosciuta sin dai tempi dei Romani, nonostante abbia raggiunto la sua massima espansione con gli Arabi, mentre altri, convinti che questo tipo di attrezzatura velica sia stata introdotta proprio dagli Arabi, fanno derivare la Vela Latina dall'Arabo a "La Trina", vale a dire a "Tre Angoli", per distinguerla dalla tradizionale Vela Quadra a quattro lati.

Regina delle Flotte Moresche come di quelle delle Repubbliche Marinare, protagonista di tutti i grandi viaggi di esplorazione da Cristoforo Colombo a Vasco da Gama, divenne nei secoli la velatura mediterranea per eccellenza, simbolo delle tante marinerie della pesca e del cabotaggio.

L'alberatura delle Vele Latine si costituiva di Albero, di altezza variabile dai tre quarti della lunghezza della barca a un massimo della stessa, Antenna e, sulle imbarcazioni più grandi, all'estrema prora, Bompresso. Il legname prescelto era quasi sempre l'Abete. Difficile potersi permettere del legno massiccio di Quercia, Rovere o Iroko, prerogativa dei Caicchi e delle Golette degli aristocratici. Nell'estremità superiore dell'albero, Varea o Calcese che dir si voglia, trovava alloggio la Puleggia, anch'essa in legno, di forma e colore differente tra un'imbarcazione e l'altra per consentire alle mogli dei marinai di individuare, in mezzo al mare delle antenne di rientro dalle battute di pesca, la barca dei loro mariti.

La Scassa, alloggio del piede dell'albero, doveva avere una lunghezza tale da poter scaricare il peso dell'albero almeno su due madieri; in direzione babordo-tribordo lo spazio tra albero e scassa doveva poi essere minimo, mentre in direzione poppa-prora la tolleranza maggiore era giustificata dal fine di poter lavorare sul centro velico della barca.

L'Asta dove veniva legata la vela attraverso cimette chiamate Matafioni, detta Antenna, era costituita da un unico pezzo nelle barche più piccole e due o tre unite tra loro mediante una serie di legature in quelle più grandi, rispondendo ai requisiti della leggerezza, della resistenza e della flessibilità.

Ecco perché quando il tempo lo permetteva, i pescatori sciorinavano le vele al sole creando uno spettacolo assai suggestivo, immortalato su tela da generazioni di pittori insigni.

Nei paesi umidi, specificamente, le vele erano sottoposte a Tannatura, ossia immerse in grossi tini contenenti acqua bollita con sostanze vegetali come corteccia di pino, melograno e foglie di lentisco o sommacco. Questo bagno rendeva le vele imputrescibili.

D'altronde, la vela si componeva di tante strisce cucite tra loro, i Ferzi. Il taglio della vela era un momento particolarmente delicato: a terra, si disegnava la sagoma, quindi la si tagliava e si passava alle operazioni di cucito, rinforzando i punti di maggiore sforzo.

Le piccole imbarcazioni adoperavano solo le vele inferite nell'antenna, la Randa; le barche più grandi erano invece equipaggiate di un'ulteriore vela a forma triangolare detta Fiocco, a prora oppure agganciata al Bompresso, ma mai ingarrocciata in alcuno Strallo, non avendo per sua caratterizzante peculiarità alcun Garroccio.

La maggior parte delle imbarcazioni a Vela Latina hanno poco pescaggio, il che permette, da un lato di tirare in secco la barca in ogni momento e in ogni posto, ma dall'altro rende di contro la sottovelatura poco stabile. Difatti, si doveva zavorrare, e quando gli attrezzi per la pesca non erano da soli sufficienti a compensare la velatura, s'imbarcavano allo scopo pietre, o meglio sacchi di sabbia. Cionondimeno,  procedendo con Andatura di Bolina, nello stringere il vento soffrivano di un considerevole Scarroccio, mentre al Traverso e al Lasco le vele latine davano il massimo del risultato.

All'inizio del XIX secolo, con l'avvento dei primi motori a vapore, cominciò il suo lento declino. La motorizzazione, difatti, consentiva un procedere costante anche in assenza di vento e la possibilità di azionare argani e verricelli riduceva il numero dei membri dell'equipaggio da imbarcare.

Anche per questo le cronache raccontano di fitte sassaiole contro le prime imbarcazioni a motore, in occasione del loro varo, in taluni rinomati centri della marineria nazionale

- Pino Dell'Orco -

- STV (CP) Flavia La Spada -

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