Laigueglia - Storia di passioni 

di ianfranco Taormina

Fissi sul barometro, gli occhi di Bertonati, non potevano fare a meno di registrare la lenta ma inesorabile discesa della lancetta; lo sguardo concentrato non lasciava trasparire i rapidi calcoli della mente allenata del lupo di mare, bisognava anticipare la partenza di un giorno per evitare un bel fortunale.

Così, alle prime luce dell’alba di giovedì 18, Zigoela, scosta dalla banchina e punta il bompresso sulle placide acque del Golfo di La Spezia sospinta dalla stanca di marea.

La vera navigazione inizia una volta scapolato il canale di Portovenere tenendo impegnato l’equipaggio ed il suo skipper per le successive dieci ore, necessarie per attraversare il Santuario dei Cetacei puntando a Nord-Ovest fino all’approdo di Alassio.

Anticipare la partenza ha reso possibile il dedicare la mattinata di venerdì alla predisposizione dello stand grazie all’aiuto di tutti i membri della Compagnia delle Vele Latine accorsi da più parti d’Italia.

L’inaugurazione dell’evento, alla presenza di tutte le autorità, ha sottolineato l’importante legame di Laigueglia con il mare e la cultura di una terra che da esso dipende.

Allietando i passanti con i sapori tipici della nostra cultura, l’Associazione, ha fatto provare il gusto dei prodotti genuini proposti in abbinamenti eno-gastronomici di consolidata tradizione serviti in una cornice storico-cultrale d’eccellenza, caratteristica che, da sempre, rappresenta la raison d’etre della Compagnia stessa.

Il sabato mattina, Zigoela con il suo equipaggio, approfittando di una bella brezza tesa, fendeva con la delfiniera le acque intemperanti del golfo di Laigueglia.

Zigoela filava di buon passo sotto il vento insistente sollevando un bel baffo bianco che proiettava, con decisione, secchiate d’acqua in coperta che regalavano al pagliolo un colore stupendo.

Dettagli così irti di poesia erano totalmente al di fuori della cognizione dell’equipaggio, il quale, completamente immerso nelle manovre, regolava di volta in volta fiocco e randa per permettere a Zigoela un’andatura stabile e sciolta.

Su Zigoela, tutto, si fa ancora come una volta, con la forza delle braccia e l’occhio attento del nostromo che urla i comandi oltre la possente voce del mare, così, la sfida dei prodieri alle scotte, diventa anche quella di coordinarsi, trovare il tempo, sfruttare il vento, divenire un tutt’uno con l’invisibile ed il sempiterno mare.

Tutto diviene una sensazione impressa simultaneamente sulla retina, sulla pelle, negli scricchiolii dell’alberatura, nel fischio del vento, ogni cosa si fissa come il sale sulla pelle abbronzata, si perde l’individualità e si acquisisce l’unicità del corpo unico, c’è solo Zigoela, come negli occhi di chi aspetta in banchina, nei cuori delle persone care che li vedono partire, per poco, per tanto, per tutti.

 

Ed eccoli che tornano, felici, raggianti, come il sole che riesce a proiettare i suoi raggi attraverso la coltre spessa di nubi, un fascio visibile a miglia di distanza, un istante magico.

Il fiocco rientra su di una coperta ingombra di botti mentre, i carri e gli ostini, cigolando, riportano l’antenna nella pernaccia per permettere all’equipaggio di raccoglierla ed assicurarla con i matafioni.

Dalla riva si stacca un piccolo gozzo che si avvicina lentamente al Leudo spezzino. In mare aperto, senza la protezione amorevole di una diga, Zigoela balla e, manovrare il picco di carico, per posare direttamente le botti sul gozzo, diventa un affare complesso, così, come insegnano i vecchi, immortalati a terra nelle splendide foto dell’archivio storico privato della Compagnia e dei suoi collaboratori, le botti, una dopo l’altra, vengono gettate in mare e recuperate dall’equipaggio del barchino, pronto a ricondurle a terra dove la gente le avrebbe accolte con entusiasmo. 

Una volta a terra la Compagnia propone agli astanti la prova del Pirun, un alambicco di vetro, di tradizione esclusivamente ligure, usato anticamente per saggiare la qualità del vino prima della consegna alle cantine.

L’obiettivo del volontario di turno era quello, dinnanzi agli sguardi divertiti di tutti, di assaggiare più vino possibile senza versarne neanche una goccia, un gesto vivo solo grazie alla Compagnia e che fa tornare indietro nel tempo di almeno un paio di generazioni. 

Zigoela, baciata dai colori stupendi del tramonto, come in un dipinto, dondolava ignara di tutto dinnanzi alla lingua di terra sabbiosa.

Ammirata e fotografata come una primadonna dai moltissimi partecipanti alla manifestazione, proprio lei, con il favore delle tenebre, si ritrova protagonista di un incredibile gioco di fuochi artificiali in onore di San Matteo, tutti con lo sguardo verso il mare, luminosi come gli occhi dei sognatori, e lei lì, bellissima, con la sua alberatura antica, scintillante dei colori della gioia. 

L’indomani mattina, nel silenzio domenicale, accompagnata dai rintocchi delle campane a festa, Zigoela, rigonfia del biancore delle vele, lascia Laigueglia, gli amici di sempre, i collaboratori, i tanti appassionati, i vecchi con il cappello calato che guardano la loro giovinezza scivolare sul mare così conosciuto, così rispettato…si torna a La Spezia, si torna a casa, Operazione Zigoela si conclude qui per quest’anno, sul tavolo di carteggio, il compasso e la matita, sono pronti a tracciare nuove rotte limitate solo dalla passione e dal rispetto insito nell’animo del navigatore.

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