""Alghero e l'Armo a Vela Latina""

 Da secoli vele latine punteggiano il Mediterraneo. Simbolo della fatica in mare, del sudore e dell’impegno nella pesca sotto costa, le vele latine, con il loro taglio triangolare, popolano il Mediterraneo da sempre.

 Una delle isole dove ancora oggi vive e viene coltivata la passione per l’armo a Vela Latina è la Sardegna.

 Una passione sopravvissuta fino ai giorni nostri anche grazie alla perseveranza di proprietari e amanti della tradizione velica sempre più numerosi.

Alghero ospita da ormai alcuni anni raduni storici e regate sportive di vele latine che, così come per altre marinerie (Stintino, Bosa, Carloforte, Calasetta, La Maddalena ecc.), nascono con l’intento di "raccontare" storie, usi e tradizioni della marineria locale.

Per evidenziare il legame tra Alghero e la Vela Latina occorre ripercorrere alcune tappe che hanno caratterizzato la storia di questa città e l’arte della pesca locale.

Alghero è stata, nel lontano 1354, meta di una massiccia immigrazione di coloni Aragonesi, Valenziani, Majorchini, ma soprattutto Catalani, tradizionalmente dediti alla pesca del corallo e delle aragoste. Fissata stabilmente la loro dimora nella cittadina, trovarono modo di proseguire queste attività e di tramandarle di generazione in generazione. La città è nota come "L’Alguer", la "Barcelloneta d’Italia" e ancora oggi il dialetto locale è di chiara origine Catalana.

In questa zona per la pesca delle aragoste è stata a lungo impiegata la Spagnoletta, tipica barca armata a vela latina di origini Catalane o forse delle Isole Baleari (ricorda molto il Llaut di Majorca, anche se più filante nelle forme).

Si dice che un’imbarcazione di questo tipo sia stata portata dalla Spagna ad Alghero attorno al 1600 da un commerciante di aragoste Catalano (Gabriel L’Español) che svolgeva traffici con le Baleari e la Spagna, su una grande aragostiera, un veliero che passava a raccogliere il pescato per poi portarlo ai mercati di Barcellona, Marsiglia, Genova. La barca fu venduta successivamente ad un pescatore locale divenendo nota per le sue doti di stabilità e boliniere, che le consentivano di risalire celermente il vento, verso i campi di pesca ubicati al largo. In breve tempo diversi pescatori Algheresi richiesero ai carpentieri locali scafi similari per praticare più agevolmente il "mestiere dei giunchi", ossia la pesca con le nasse. L’Espanyoleta questo è il temine corretto nel dialetto Catalano locale trovò rapidamente larga diffusione da Alghero a Bosa fino agli anni Cinquanta, quando il definitivo avvento del motore segnò il tramonto della vela nel mondo del lavoro sul mare.

Dai primi del 1800 Alghero diventa un importante centro di riferimento non solo per i pescatori ma anche per i maestri d’ascia che in città fiorirono e portarono avanti una tradizione cantieristica importante; capostipite di questi abili carpentieri marini fu un tale Simone Polese nato ad Alghero ma figlio di maestri d’ascia di Torre del Greco, fu lui infatti il primo costruttore di quelli che oggi conosciamo come gozzi a vela latina; ancora oggi i discendenti, trasferitisi a Porto Torres, costruiscono imbarcazioni in legno molto apprezzate in tutta la Sardegna.

Oggi Alghero vanta una flotta di gozzi armati a Vela Latina di circa 30 unità.

 

 

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